Dove i fiumi raccolgono la schiuma
Non c’è spazio per la favola
Si ricoprono di pelle nera
I fili d’erba, prossimi al contagio
E le pietre, bagnate e scavate
Sono fiamme di vetro opaco
Piccoli pianeti di intermittenza
Calamitati al fondo dalla corrente
Approdo per le zampe di fango
Degli uccelli marini perduti

Oltre le rive si catapulta l’aria
Fredda di gesso e calda di menzogna
Si arrotola lungo i tronchi dipinti
Scaglia schegge di rosa appassita
Sui davanzali senza più memoria
Null’altro rimane alle radici
Che il marciapiede da sventrare
Con armonica distruzione
Anima nera e linfa dolce
Mescolate tra foglie e liquami

Resta a guardare, caldo e attonito
L’immutabile immobile astro
Che sfalda i pensieri estivi
E arroventa le pietraie
Scioglie i carri di ghiaccio
E ammutolisce la tempesta
Solitario, si riparerà altrove
Con il suo mantello rosso
Un letto di schiuma lo accoglierà
Per dormire un nuovo eterno sonno.

Febbraio 2007