Scruto da dietro la porta, socchiusa.
Individuo lo sguardo di mio padre
riversarsi obliquo, dal letto bianco
ed uscire implorante dalla stanza.

Quello sguardo mi lambisce,
sfiora i miei vestiti,
tocca il mio corpo,
mi penetra inesorabilmente.

Sono nel corridoio, presenza inerme
con gli occhi lucidi e spenti
non so più che cosa è vero
se mai esiste la verità.

Cammino avanti e indietro
vulnerabile e goffo
fiaccato nei sentimenti
labile nei pensieri.

Sta tutto in questo spazio
il senso di ciò che siamo
ridicole, mutevoli ombre
mosse da sincronie casuali.

Dietro la porta, la stanza respira
calda di lattiginoso bagliore.
Un guscio fragile, crepato di speranze
la racchiude ogni notte, fino al mattino.

Marzo 2008